#lucastories: sotto la finestra.

E niente.
Come si dice oggi.
Mi piace averla sotto le finestre.
Sono abituato così, l’auto in vista.
Sempre.
Con le Subaru, poi, è una fissa speciale.
Le voglio tutte per me.
Anche per un fugace sguardo.
Sono mie.
Punto.


Sotto la finestra?
Sì.
Sotto la mia finestra.
Un po’ per questione di pigrizia.
Un po’ per una storia di feticistico innamoramento.
Un po’ perché il logo ha le Pleiadi e l’astronomia mi piace. 
Molto.
Un po’ per logistica: caricare le attrezzature in macchina quando “vado fuori” è una rottura di coglioni, meglio avere l’auto più vicina possibile alla finestra di casa. 
Si fatica di meno.
E questo è un aspetto che conta quando la “borsa” ha un peso che supera i trenta chili.
Poi c’è il drone, poi c’è la borsa con gli accessori.
Insomma un trasloco ogni volta.
Un po’ per sicurezza.
La strada è illuminata e le guardie passano spesso.
C’è anche la vigilanza, due porte più avanti.
Certo il dispetto di qualche femmina incazzata lo devo mettere in conto.
La cerchia, però, è ristretta. 
Non ho molte cugine a Roma.
Così, saprei a chi dire due “paroline”.
Nel caso.
Anche dove, come e quando saldare il conto dell’affronto.
Quella d’apertura, la foto, è il punto di partenza.
Roma cèntro.
Come mi ha spiegato Federica, la mia prof di dizione.
Con la “e” alla siracusana, la “e” meridionale.
Quella “e” che mi piace tanto.
Quella bella “e” aperta.
Come per aspirare l’aria di mare dell’Ortigia, non dimenticato luogo.
E persone.
Sempre, loro, nei mie pensieri.
Da sotto quella finestra, non proprio quella ma insomma, si parte per estenuanti tour alla ricerca dell’attimo fuggente dopo lunghe riflessioni, pensamenti e ripensamenti, nell’immobilità statuaria davanti al 5k.
Della finestra temporale è stato detto.
Riassunto per i distratti.
Mi piacciono le ore difficili sia per il profilo tecnico sia per quello della logistica.
Legata, questa, ad alzatacce sempre con il buio.
Alzatacce che hanno solo due vantaggi.
Strade senza rompicoglioni in giro e, soprattutto, il rito del caffè con la Subaru fuori alla vetrina del bar.
Per arrivare in posti “sgombri” che diano senso di infinito e suscitino emozione ed il desiderio di viaggiare (con una Subaru, ofCourse) qui, nel Lazio, devi fare almeno cento chilometri.
Se il Sole sorge alle sette, in questa stagione più o meno quello è l’orario, e devi prendere la Blue e la Golden Hour, ciò vuol dire che devi partire almeno un’ora e mezza prima, meglio due considerando posizionamenti, allineamenti e montaggi vari delle attrezzature.

Ergo:

le cinque, le quattro e mezza.
Più facile, come si evince dalla serie di scatti in pagina, il tramonto.
Che se tramonto domenicale è ha con se la complicazione del pranzo, abitudine borghese alla quale certe gentili cugine accompagnatrici, non mi pare sia il caso siano obbligate a rinunciare.
Ora, però, fa buio presto.
Alle diciotto.
Così la domenica è scappata via, qualcosa sono riuscito a fare.
Uno scatto, in particolare, sembra sia stato apprezzato. 
Bontà loro.
Io – però – non sono soddisfatto.
Ma perdere il parcheggio sotto la finestra per andar fuori a far nuove fotografie è una grande scocciatura.


EPILOGO DI PAGINA.

Alla fine, facendo due conti meteo/astrologici il tempo utile è mezz’ora la mattina e mezz’ora il pomeriggio. Poi dici perché la tiro alle lunghe per la restituzione delle vetture.Considerando che, spesso, il meteo non è dalla parte mia ma sempre da quella del giaguaro.
Manco quello smacchiato del moderno politichese di Bersani.
Quello vero, incazzato e con gli artigli.


RIMANDO.

“Lui chi è?”.
Cerco di dare un senso alla figura del FunKo
che appare e scompare nelle foto.
C’è un po’ di scimmiottamento perché affascinato dalle luci e dai colori
di certe foto viste in giro.
Non lo nego.

©lucaromano/lucaromanopix e nomi associati e assimilabili/pseudonomi. Diritto d’uso concesso a Subaru Italia, Subaru ww/international e associate/associabili.

Se la domanda è riportata come tale pronunciata il punto interrogativo è ALL’INTERNO delle virgolette.😇